DNS: Come i nomi di dominio portano agli indirizzi IP

DNS: Come i nomi di dominio portano agli indirizzi IP
DNS: Come i nomi di dominio portano agli indirizzi IP – Foto Unsplash

Ogni volta che digitiamo un indirizzo web nel nostro browser, come www.google.com, raramente pensiamo a cosa succede “dietro le quinte” per portarci esattamente dove vogliamo andare. La verità è che Internet non comprende i nomi di dominio nel modo in cui lo facciamo noi. I computer e i dispositivi comunicano tra loro utilizzando indirizzi numerici chiamati indirizzi IP (Internet Protocol). E qui entra in gioco il DNS (Domain Name System) — una delle tecnologie fondamentali che rende possibile la navigazione web moderna.

Questo articolo approfondisce come funziona il DNS, il suo ruolo nella risoluzione dei nomi di dominio e come ci porta dagli indirizzi che possiamo leggere e ricordare facilmente agli indirizzi numerici che i computer utilizzano per comunicare tra loro.

Che cos’è il DNS?

Il Domain Name System, comunemente conosciuto come DNS, è uno degli elementi fondamentali dell’infrastruttura di Internet. Il suo ruolo principale è quello di fungere da intermediario tra gli esseri umani e le macchine, traducendo i nomi di dominio comprensibili dalle persone, come www.wikipedia.org, in indirizzi IP numerici, come 208.80.154.224, che sono interpretabili dai computer e dagli altri dispositivi di rete. Questo sistema di traduzione è essenziale perché, a differenza degli esseri umani, le macchine non comunicano attraverso parole o frasi, ma utilizzano codici numerici per identificare e raggiungere altri sistemi in rete.

Il DNS può essere immaginato come una gigantesca rubrica globale distribuita, che non è conservata in un unico luogo, ma è suddivisa e replicata in tutto il mondo per garantire disponibilità, resilienza e velocità. Ogni volta che visitiamo un sito web, il nostro computer effettua una serie di operazioni invisibili all’utente, interagendo con più server DNS per ottenere l’indirizzo IP corretto e stabilire la connessione. Senza il DNS, l’esperienza dell’utente su Internet sarebbe drasticamente diversa e molto meno intuitiva, poiché saremmo costretti a ricordare stringhe numeriche complesse invece di nomi semplici e descrittivi.

Come funziona il DNS: Passaggi della risoluzione

Il processo di risoluzione di un nome di dominio in un indirizzo IP è un’operazione apparentemente semplice per l’utente finale, ma in realtà è il risultato di una catena ben coordinata di richieste e risposte tra vari componenti del sistema DNS. Quando un utente inserisce un URL nel browser, ad esempio www.esempio.com, il computer non conosce subito l’indirizzo IP associato. Per trovarlo, inizia una richiesta che passa attraverso un resolver DNS, che è un servizio configurato sul dispositivo o fornito dal provider Internet.

Il resolver ha il compito di cercare il corrispondente indirizzo IP, partendo da una possibile copia in cache. Se la risposta non è già presente localmente, il resolver contatta uno dei server root DNS, che sono posizionati strategicamente in tutto il mondo per indirizzare le richieste verso i server giusti. Il server root non conosce la risposta finale, ma è in grado di indicare quale server gestisce i domini di primo livello, come .com, .net, o .org. A questo punto, la richiesta viene inoltrata al server TLD corrispondente, il quale fornisce l’indirizzo del server DNS autoritativo per quel dominio specifico.

Il server autoritativo è colui che detiene le informazioni definitive sul dominio richiesto. Quando il resolver interroga questo server, riceve finalmente l’indirizzo IP associato al nome di dominio. Il resolver trasmette quindi questa informazione al dispositivo dell’utente, che ora può stabilire una connessione diretta con il server web del sito desiderato. Tutto questo avviene in frazioni di secondo, spesso senza che l’utente se ne accorga, e consente una navigazione fluida e istantanea.

Caching DNS: Perché è importante

Il caching nel sistema DNS svolge un ruolo cruciale per l’efficienza e la velocità di Internet. Ogni volta che un nome di dominio viene risolto, le informazioni ottenute — in particolare l’associazione tra il nome e l’indirizzo IP — vengono temporaneamente memorizzate nella cache, che può trovarsi sul dispositivo dell’utente, nel sistema operativo, nel browser web, oppure nei server DNS stessi lungo il percorso della richiesta.

Questa memorizzazione consente di evitare che ogni singola richiesta debba ripercorrere l’intero processo di risoluzione, che coinvolge più livelli di server. Se un nome di dominio è stato recentemente consultato, il sistema può recuperare l’indirizzo IP direttamente dalla cache, restituendo il risultato in modo quasi istantaneo. Questo non solo riduce la latenza percepita dall’utente, ma diminuisce anche il traffico globale di rete e il carico sui server DNS principali, contribuendo a un utilizzo più efficiente delle risorse di Internet.

Tuttavia, il caching ha una durata limitata, determinata da un parametro chiamato Time To Live (TTL), impostato dal server autoritativo. Questo parametro specifica per quanto tempo l’informazione può essere considerata valida. Una volta scaduto il TTL, la cache viene invalidata e il processo di risoluzione deve essere eseguito nuovamente. Questo equilibrio tra efficienza e aggiornamento delle informazioni garantisce che i dati DNS siano sia rapidi da accedere che sufficientemente aggiornati da riflettere eventuali modifiche recenti nella configurazione dei domini.

Tipi di record DNS

Nel cuore del funzionamento del DNS si trovano i record DNS, che rappresentano le singole istruzioni archiviate all’interno dei name server autoritativi e descrivono come un nome di dominio deve essere gestito e instradato. Ogni dominio può contenere più tipi di record, ognuno con uno scopo specifico. Questi record non solo permettono la traduzione del nome in un indirizzo IP, ma definiscono anche aspetti essenziali del comportamento del dominio in contesti come la posta elettronica, la gestione degli alias, la delega di autorità e la sicurezza.

Il record più comune è il record A, che associa un nome di dominio a un indirizzo IPv4. Esiste anche il record AAAA, che svolge la stessa funzione ma per gli indirizzi IPv6, più moderni e capaci di gestire un numero infinitamente maggiore di dispositivi. Un altro tipo molto utile è il CNAME, che permette di creare un alias: in pratica, consente di puntare un nome di dominio verso un altro, facilitando la gestione di servizi come sottodomini, ambienti di test o risorse esterne.

In ambito di posta elettronica, i record MX indicano quali server devono ricevere le email per conto del dominio, definendo anche una priorità nel caso ce ne siano più di uno. I record NS, invece, specificano quali server DNS sono autoritativi per un determinato dominio, determinando chi ha l’autorità di rispondere alle richieste DNS su quel nome. Tra gli altri tipi troviamo i TXT, che sono campi di testo liberi usati sempre più spesso per configurazioni di sicurezza come SPF, DKIM e verifiche di dominio, nonché i record SOA, che contengono informazioni amministrative importanti, come il responsabile del dominio e i tempi di refresh per la propagazione DNS.

Questi diversi tipi di record lavorano insieme in armonia per far sì che ogni richiesta DNS venga gestita in modo preciso, efficiente e sicuro. La struttura flessibile dei record DNS è ciò che rende il sistema capace di adattarsi a un’ampia gamma di esigenze tecniche, dal semplice hosting di un sito web alla distribuzione complessa di applicazioni su scala globale.

Sicurezza e DNS: DNSSEC

Il DNS, nella sua concezione originale, non includeva meccanismi di sicurezza. Questo significava che, nonostante la sua efficienza nel risolvere i nomi di dominio, il sistema era vulnerabile a una serie di attacchi che potevano compromettere la fiducia nelle informazioni ricevute. Una delle minacce più note è il DNS spoofing, in cui un malintenzionato riesce a fornire risposte DNS false a un resolver, inducendo così l’utente a connettersi a un sito malevolo anziché a quello legittimo. Un’altra minaccia è il cache poisoning, in cui informazioni errate vengono inserite nella cache del resolver, con effetti potenzialmente duraturi.

Per contrastare queste vulnerabilità è stato introdotto DNSSEC (Domain Name System Security Extensions), un insieme di estensioni al protocollo DNS che aggiunge un livello di sicurezza tramite l’uso della crittografia a chiave pubblica. Con DNSSEC, ogni risposta DNS può essere accompagnata da una firma digitale che ne certifica l’autenticità e l’integrità. In altre parole, quando un resolver riceve una risposta firmata con DNSSEC, può verificarne la validità confrontando la firma con una catena di fiducia che risale fino a un’autorità superiore, come il root server stesso.

La protezione offerta da DNSSEC è cruciale per prevenire manomissioni e garantire che le risposte DNS provengano davvero dai server autoritativi legittimi. Tuttavia, l’adozione di DNSSEC non è ancora universale. Molti domini e provider DNS non lo supportano ancora attivamente, sia per motivi tecnici che per la complessità della sua implementazione. Nonostante ciò, rappresenta un passo fondamentale verso un Internet più sicuro, specialmente in un’epoca in cui la fiducia nelle informazioni online è costantemente messa alla prova.

DNS Moderno: Cloudflare, Google e DNS over HTTPS

Negli ultimi anni, l’evoluzione di Internet ha portato a una crescente attenzione verso la privacy e la sicurezza dei dati, e il DNS non fa eccezione. Tradizionalmente, le richieste DNS venivano inviate in chiaro, cioè senza alcun tipo di crittografia. Questo significa che ogni entità che si trovava tra il tuo dispositivo e il resolver DNS — come un fornitore di servizi Internet, un amministratore di rete o un attaccante sulla stessa rete Wi-Fi — poteva vedere quali siti web stavi cercando di visitare. In risposta a questo problema, sono nate nuove tecnologie come DNS over HTTPS (DoH) e DNS over TLS (DoT).

Queste due tecnologie modernizzano il DNS aggiungendo la crittografia alle richieste, impedendo così che possano essere intercettate o manipolate durante il tragitto. DNS over HTTPS utilizza il protocollo HTTPS, lo stesso utilizzato per proteggere la navigazione web, mentre DNS over TLS adotta il protocollo TLS, offrendo anch’esso cifratura punto a punto tra il client e il server DNS. Queste soluzioni stanno diventando sempre più comuni nei browser moderni, come Firefox e Chrome, che già includono la possibilità di attivare il DNS cifrato di default.

Accanto a queste innovazioni, si sono affermati provider DNS pubblici che offrono servizi rapidi, sicuri e rispettosi della privacy. Tra i più noti troviamo Google Public DNS (con indirizzi 8.8.8.8 e 8.8.4.4) e Cloudflare DNS (con 1.1.1.1), entrambi disponibili gratuitamente per chiunque desideri un’alternativa ai server DNS del proprio ISP. Cloudflare, in particolare, si è distinto per la sua politica “privacy-first”, impegnandosi a non registrare dati sensibili degli utenti e a cancellare i log ogni 24 ore.

Questa nuova era del DNS mira non solo a rendere le risposte più rapide e affidabili, ma anche a garantire che gli utenti possano navigare in modo più sicuro, protetti da occhi indiscreti e da manipolazioni. L’evoluzione del DNS da semplice servizio tecnico a componente critico per la tutela della privacy riflette la crescente consapevolezza delle persone riguardo ai propri diritti digitali e alla necessità di proteggere le informazioni personali online.

Conclusione

Il DNS è uno dei pilastri invisibili di Internet. Senza di esso, saremmo costretti a ricordare stringhe numeriche lunghe e complicate per accedere ai siti web. Con il suo sistema gerarchico, caching intelligente e l’evoluzione verso maggiore sicurezza e privacy, il DNS continua a essere essenziale per un’esperienza online fluida e accessibile.

Ogni volta che carichi una pagina, ascolti musica in streaming o controlli la tua email, puoi ringraziare il DNS per aver tradotto nomi comprensibili in indirizzi comprensibili… per le macchine.

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